Dal presidio del valico del Brennero iniziato ieri, la mobilitazione di Coldiretti si estende alla riviera dell’Emilia Romagna, dove stamattina una motonave di produttori agricoli ha pattugliato il mare antistante il porto di Ravenna, che con 800 mila tonnellate di prodotti agricoli e 1.800.000 tonnellate di prodotti agro-alimentari è un altro dei principali punti dell’import alimentare italiano. Dopo uno scalo a Marina di Ravenna e a Cervia la motonave è arrivata al molo di Cesenatico dove i produttori agricoli sono stati accolti dai pescatori di “Impresa Pesca”. Tra gli imprenditori dei due settori è stata sancita una alleanza in nome del comune obiettivo per la trasparenza sulla provenienza degli alimenti. Gli imprenditori dell’agricoltura e della pesca chiedono infatti l’etichettatura obbligatoria sull’origine dei prodotti alimentari, che oggi in Italia manca per tutta una serie di cibi che vanno dalla carne di maiale al pesce dalla frutta e verdura trasformata ai formaggi.
Oltre al presidio del Brennero, che ha evidenziato la quantità di prodotto importato pronto ad essere spacciato per italiano, nei giorni scorsi proprio in Romagna le ronde gialle avevano evidenziato i rischi di prodotti ortofrutticoli dalla provenienza non chiara, di scarsa qualità e che rischiavano di ingannare il consumatore.
Un problema analogo – secondo il presidente di “Impresa Pesca”, Tonino Giardini – si riscontra nel settore della pesca dove il 60% del prodotto consumato in Italia proviene dall’estero, molto spesso senza l’indicazione della provenienza né nelle pescherie né nei menu della ristorazione, con la conseguenza che il consumatore pensa di mangiare pesce di qualità pescato in Italia, mentre magari si tratta di prodotto importato.
“Venti anni fa – dice Giardini – importavamo il 35% del nostro fabbisogno. Oggi questa percentuale è salita al 60%, anche perché, nello stesso periodo, le impresa da pesca italiane sono passate da circa 17 mila a meno 13 mila, mentre è aumentato il consumo pro-capite di pesce. La causa del calo delle imprese va ricercata in un costante aumento dei costi di produzione (gasolio, manodopera, reti, ecc.) e nella diminuzione dei prezzi del pescato a causa della pressione di prodotti provenienti da Paesi con costi molto inferiori ai nostri, dovuti a minori garanzie sociali e minore rispetto ambientale. Il pesce in Italia – Prosegue Giardini – ha una buona immagine e il prodotto di importazione, per quanto di minore qualità, mette in difficoltà il prodotto nazionale, proprio perché non sempre è possibile distinguerlo da quello importato. Nella sola Emilia Romagna a fronte di 27 mila tonnellate di pescato, vengono importati e lavorati 147 mila tonnellate di pesci e molluschi. Purtroppo la chiusura di numerose impresa da pesca significa non solo un impoverimento economico, ma anche la perdita di un patrimonio di risorse umane e professionali che si sono formate in Riviera nell’arco di secoli”.
“La necessità di una etichettatura obbligatoria accomuna pescatori e produttori agricoli – ha detto il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello – per questo la nostra organizzazione ha accolto con molto favore l’adesione di ‘Impresa Pesca’ a Coldiretti. La mancanza di trasparenza sull’origine dei prodotti agricoli è un furto di identità per i produttori perché consente di immettere in commercio come italiani alimenti provenienti da chissà quale parte del mondo. Non abbiamo timore di confrontarci con la concorrenza estera, ma vogliamo farlo nella più assoluta trasparenza affinché sia il consumatore a scegliere. Altrimenti i prodotti importati finiscono per avvantaggiarsi dell’immagine italiana e nello stesso tempo fanno crollare i prezzi dei prodotti nazionali. E’ nostra intenzione invece vigilare perché questo non avvenga”.
Come nel settore della pesca, anche l’agricoltura rischia di pagare un alto tributo in termini di risorse umane e professionali. In un settore ad alta specializzazione come la frutticoltura, in cui l’Emilia Romagna è leader in Italia, negli ultimi dieci anni la superficie frutticola è diminuita di 13 mila ettari, passando dagli 86 mila del 2000 ai 73 mila del 2009.
L’Intesa Coldiretti-Impresa Pesca diventa quindi un patto per arrivare ad avere un quadro normativo più chiaro sull’etichettatura d’origine ed adottare quindi comportamenti trasparenti verso i consumatori.
7 Luglio 2010
DAL BRENNERO AL MARE