“Gli agricoltori, oltre a combattere con il mercato della frutta che gli rifila prezzi sotto ai costi di produzione, devono fare i conti anche con i danni causati da alcune specie di fauna selvatica, grazie ad un impianto burocratico-legislativo antiquato e bizantino che nella realtà dei fatti gli impedisce di potersi difendere adeguatamente – è il commento di Massimiliano Pederzoli, presidente di Coldiretti Ravenna – alla ennesima delibera Regionale che autorizza si la caccia in deroga dello storno ma che di fatto ne impedisce il reale contenimento. Tant’è che nel 2010 l’incidenza dei danni provocati dalle specie la cui caccia è concessa in deroga sono aumentati dal 18 al 25% del totale e con le nuove regole aumenterà ancora”.
“Una situazione davvero paradossale – rincara la dose Antonio Sangiorgi, direttore di Coldiretti – quella in cui si trovano gli agricoltori; cioè costretti per legge a subire danni alle coltivazioni in silenzio in nome della salvaguardia di una specie, che nel caso dello storno, non è affatto in estinzione bensì in aumento. E sembra non esista, stando a quanto lasciano intendere le istituzioni (Europee, Nazionali, Regionali), la volontà per risolvere velocemente il problema, che oramai rasenta il ridicolo. A Ravenna nel 2010, il piano di abbattimento ha impegnato circa 500 cacciatori per abbattere n.1786 storni, cioè 3 a testa; il dato si commenta da solo sulla reale efficacia di questi interventi.”
Pertanto – continua Coldiretti – una Provincia come quella di Ravenna, che fa della sua frutticoltura e viticoltura un punto di forza, deve fare i conti anche con certi selvatici che molti vogliono ma che solo gli agricoltori, a loro spese, devono “mantenere”. Basti pensare che sempre nel 2010, a dimostrazione di quanto sono stanche gli agricoltori di questo andazzo inconcludente, le pratiche indennizzate in Provincia di Ravenna sono state appena 55 a fronte di molte centinaia di situazioni di danno realmente accadute.
“Non è tollerabile oltre che giusto – conclude Pederzoli – che gli agricoltori della Provincia di Ravenna, come testimoniano i dati in possesso della Regione, da soli debbano sostenere il 78% del totale dei danni da passero ed il 51% dei danni provocati dalla tortora del collare tanto per fare altri due esempi, oltre a quello dello storno.”
E non tranquillizzano di certo gli agricoltori ravennati, decisamente “scocciati” dal solito teatrino dove nessuno si fa carico del problema, gli esiti dei recenti incontri avvenuti a Roma sul tema (cioè quello dell’inserimento dello storno tra le specie cacciabili) tra i funzionari del Ministero dell’Agricoltura e dell’Unione Europea: tempi troppo lunghi ed esito finale incerto. Tant’è che in data 25 luglio le organizzazioni Professionali Agricole e le Associazioni Venatorie hanno sottoscritto un documento in cui si chiede di passare dalle parole ai fatti: inserendo lo storno tra le specie cacciabili, avviando un confronto con ISPRA senza porre troppe limitazioni, convocando un incontro nazionale tra le Regioni ed ISPRA per definire indirizzi univoci ed efficaci per la caccia in deroga.