Il Brisighello, olio extravergine di oliva di alta qualitàe prima Dop italiana, protagonista ad Expo con degustazioni guidate promosse dalla Cab (Cooperativa Agricola Brisighellese) ‘Terra di Brisighella’ all’interno del Padiglione Coldiretti ‘No Farmers No Party’ situato lungo il Cardo Sud.
Il primo olio italiano ad ottenere la Denominazione di Origine Protetta nel lontano 1975, rappresenta alla perfezione le eccellenze che Coldiretti sta presentando sul palcoscenico globale dell’Expo, frutto del lavoro e dell’ingegno degli imprenditori agricoli di tutta Italia. In quest’ambito, durante questa settimana, il Padiglione Coldiretti ospita il meglio delle produzioni emiliano-romagnole con un focus interamente dedicato alle peculiarità del Ravennate.
Quest’oggi la ‘vetrina sul mondo’ del vero made in Italy aperta da Coldiretti per dare la possibilità agli agricoltori di presentare il frutto del loro sapiente e speciale lavoro, ha visto protagonista il Brisighello della Cab presentato dal presidente della Coop agricola Sergio Spada e dal sindaco di Brisighella Davide Missiroli.
Dopo l’annata record del 2013 – ha illustrato il presidente Cab presentando il prodotto ai tantissimi visitatori del Padiglione Coldiretti – l’ultima campagna, a causa delle temperature elevate di fine settembre-inizio ottobre, è stata segnata da una raccolta anticipata e ancor più selezionata, chiusa con una produzione di circa 200 quintali contro i 600 dell’anno precedente.
Quello che caratterizza il Brisighello della Cab – coop agricola che conta 300 soci coltivatori di circa 70mila piante di olivo – non è solo l’eccellenza delle produzioni, ma anche una rigida adesione al disciplinare che ne garantisce qualità unica, gusto e salubrità.
Fattori questi di fondamentale importanza in un mercato nazionale dell’olio – come denunciato da Coldiretti – sempre più ‘inquinato’ da importazioni e frodi.
Nel solo 2014, infatti, sono giunte dall'estero ben 666 mila tonnellate di olio di oliva e sansa come mai era avvenuto negli ultimi 20 anni, con un evidente rischio che venga spacciato come italiano quello straniero.
A favorire le importazioni è senza dubbio il calo produttivo di oltre il 35 per cento registrato per i raccolti nazionali con una produzione che è scesa sotto le 300 mila tonnellate rispetto alle 464 mila della scorsa campagna. Ma nonostante l’esistenza di una rigorosa cornice normativa definita con la legge 9 del 2013 fortemente sollecitata dalla Coldiretti che ha introdotto importanti misure per la trasparenza nel settore, occorre denunciare una diffusa disapplicazione delle norme previste a partire dal mancato controllo di regimi di importazione che non consente di verificare la qualità merceologica dei prodotti in entrata per cui, ad esempio, l’olio d’oliva viene spacciato per l’olio extravergine d’oliva e l’olio di sansa passa per olio d’oliva.
Inoltre mancano ancora i controlli per la valutazione organolettica del prodotto che consentirebbero di distinguere e classificare gli oli extravergini d’oliva individuandone le caratteristiche mentre mancano anche le sanzioni per inadempienza, che prevedono l’uso obbligato dei tappi antirabbocco nella ristorazione dove continuiamo a trovare le vecchie oliere indifferenziate, ad ulteriore beffa e danno per i consumatori.
Una disapplicazione della legge che si estende poi al mancato contrasto nei riguardi dei marchi ingannevoli che inducono spesso in errore i consumatori che non sono in grado di conoscere esattamente cosa portano a tavola.
L’Italia infatti è il primo importatore mondiale di oli di oliva che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri.
Sotto accusa è la mancanza di trasparenza: sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva.
La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile. I consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente.
In attesa che vengano strette le maglie larghe della legislazione per non cadere nella trappola del mercato il consiglio di Coldiretti è quello di guardare con più attenzione le etichette ed acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica.






