20 Febbraio 2015
Danni da fauna selvatica

Il 2015 è iniziato con numerose proteste in diverse Regioni da parte degli agricoltori per il perseverare di assenza di soluzioni fondate ed efficaci per contenere i danni da fauna selvatica. Dai cinghiali ai lupi, dai caprioli alle nutrie, le imprese agricole sono ormai esasperate dai danni economici che subiscono per l’assenza di adeguate contromisure a livello nazionale e regionale.
Il problema è stato di nuovo portato all’attenzione da Coldiretti in occasione dell’evento “Ambiente, Legalità e Lavoro” su iniziativa promossa da Federparchi - Europarc Italia, le Università degli Studi di Milano, Napoli, Pollenzo e Urbino, alcune Associazioni Venatorie e Cncn- Comitato Nazionale Caccia e Natura.
La criticità in cui il settore primario si trova per i cresciuti danni arrecati dalla fauna selvatica rappresenta ormai un fatto estremamente rilevante sia per l’ambiente che per le attività produttive. L'attuale sistema normativo non sembra più capace di mantenere e adeguare le popolazioni di tutte le specie selvatiche in modo da garantire un equilibrio tra la loro presenza, esercizio dell’attività agricola, politiche ambientali rispetto alla tutela delle risorse naturali, nonché dei valori culturali e sociali.
Coldiretti ha richiamato l'attenzione su un tema complesso che richiede un approccio multidisciplinare in cui, agli aspetti tecnici connessi alla prevenzione dei danni, si affianca l’indagine giuridica, volta non solo alla ricostruzione del quadro normativo di insieme, ma a evidenziare taluni profili propositivi e l'approccio economico-estimativo, considerando che tanto la fauna selvatica quanto le attività produttive agricole conferiscono alla collettività benefici di natura materiale e immateriale.
Le numerose imprese agricole a rischio dai danni causati da questi animali ed in particolare dai cinghiali getta i presupposti per un sistema organico di interventi diretti: alla tutela, gestione e controllo delle specie presenti sul territorio; alla prevenzione e al risarcimento dei danni; alla pianificazione delle attività faunistico venatorie.
Coldiretti, infine, ha manifestato apprezzamento, per l’iniziativa affermando che la politica della caccia e quelle attinenti ai danni da fauna selvatica costituiscono interessi comuni e che la collaborazione tra ambientalisti, agricoltori e cacciatori, deve essere un valore aggiunto per condurre alla soluzione definitiva del problema.
Lo auspichiamo anche a Ravenna dove, purtroppo, ancor oggi non esiste una reale, concreta possibilità di dialogo con gli ambientalisti, sempre più integralisti e settari, come dimostra quanto sta accadendo nella vicenda nutrie, che va risolta proseguendo nella attuazione di mirate, circoscritte, ma concrete ordinanze di abbattimento.

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