23 Maggio 2017
Accordo CETA, altro che interessi per il nostro agroalimentare!

Dopo le dichiarazioni del Ministro dell’Agricoltura canadese che ha affermato che si batterà con tutte le sue forze affinché all’interno dell’accordo CETA si blocchi l’applicazione dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano con cui viene prodotta la pasta in Italia, misura che nuocerebbe alle esportazioni del famoso grano canadese trattato col glifosate, il Canada mette le mani avanti anche sulle importazioni di vino. Da sempre questo Stato adotta, a livello federale e a livello provinciale, una serie di misure discriminatorie nei confronti dei vini importati, in violazione dei suoi impegni in sede multilaterale (OMC) e bilaterale (accordo wine and spirits del 2004 con l’Unione Europea).
L’accordo commerciale di libero scambio UE/Canada denominato CETA, una volta attuato, costituirà un strumento aggiuntivo nelle mani della Commissione Europea per contrastare queste pratiche discriminatorie. Intanto, però, alla vigilia dell’entrata in vigore del CETA, il governo canadese ancora una volta si tutela promuovendo una nuova misura discriminatoria contro i vini importati: nel budget federale 2017/2018, l'amministrazione centrale di Ottawa ha infatti introdotto un aumento delle aliquote sulle bevande alcoliche. La riforma del regime fiscale introduce un aumento del 2% delle accise federali e una clausola di adeguamento annuale delle stesse in coerenza con il tasso di inflazione; non si applica ai vini elaborati al 100% da uve canadesi che sono esentati dalle aliquote accise federali dal 2006. Pertanto, mentre i vini importati subiranno un aumento del 2% della loro aliquota accisa, i vini canadesi continueranno ad esserne esenti.
"Viene da chiedersi quale sia il vero intento degli eurodeputati che hanno con il loro voto contribuito all'approvazione del CETA - afferma il Presidente Coldiretti Ravenna Massimiliano Pederzoli – garantire nuovi sbocchi alle produzioni di qualità made in Italy o tutelare gli affari delle lobby del grano e della pasta? Perché guardando i fatti – aggiunge il Presidente – in questo accordo di scambio di libero mi pare ci siano solamente le esportazioni di grano duro dal Canada, paese dove viene fatto un uso intensivo di glifosate nella fase di pre-raccolta, vietato in Italia perché accusato di essere cancerogeno”. Gli sbarchi di grano canadese in Italia, destinato alla produzione di pasta senza alcuna indicazione in etichetta sulla reale origine, sono aumentati del 15% nei primi due mesi del 2017. Il tutto mentre i prezzi per i produttori italiani di grano e cereali, proprio a causa di speculazioni e importazioni selvagge, sono in picchiata.
Pederzoli sottolinea, dunque, l’importanza del decreto dai Ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda per l’introduzione in Italia dell’obbligo di indicazione della materia prima per la pasta trasmesso all’Unione Europea, fortemente caldeggiato e atteso da Coldiretti e contro il quale si stanno già muovendo il ministro e quelle lobby canadesi che trovano purtroppo terreno fertile anche in Italia. "Sarà un caso – si chiede il Presidente di Coldiretti Ravenna – se la prima 'risposta' del Canada è un inasprimento dei dazi sui vini importati?!”.

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