Fra i 600 allevatori e coltivatori provenienti ieri dall’Emilia Romagna anche una folta rappresentanza di agricoltori ravennati che si sono uniti alle migliaia di produttori che dalle prime ore della mattina hanno invaso la frontiera del Brennero tra Italia e Austria per la mobilitazione promossa dalla Coldiretti dopo lo scandalo della mozzarella blu contaminata prodotta in Germania e venduta in tutta Europa con nomi italiani. La vicenda “mozzarella blu” è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso pieno di prodotti alimentari stranieri di scarsa qualità spacciati come Made in Italy, a danno dei consumatori e dei coltivatori che chiedono di fare definitivamente chiarezza.
Gli allevatori e i coltivatori si sono schierati attorno al tracciato stradale, con la presenza dei carabinieri dei Nas, delle guardie di finanza e delle forze di polizia, hanno iniziato a verificare i camion per sapere cosa arrivava e dove va a finire mentre venivano sollevati cartelli, indirizzati agli automobilisti in transito, per chiedere di sostenere la proposta di etichettatura obbligatoria dei prodotti alimentari. Sono state centinaia le bandiere Coldiretti, striscioni e cartelli. E’ giunto alla frontiera anche il presidente della Coldiretti Sergio Marini seguito più tardi dal Ministro dell’Agricoltura Giancarlo Galan. L’obiettivo è scoprire il "finto Made in Italy" trasportato sui camion che, passate le frontiere, sono seguiti con auto “civetta” fino a destinazione.
Nella prima giornata di mobilitazione è stato fermato anche un camion di coscie di maiale provenienti dall’Olanda e destinati ad una ditta di Castelvetro (Mo).
Le auto civetta di Coldiretti hanno scortato il trasporto fino allo stabilimento dove un comitato di accoglienza di alcune centinaia di produttori e una ventina di trattori armati di vuvuzelas hanno dato ironicamente il benvenuto alle coscie evidenziandone l’origine estera.
Attualmente per la carne suina l’indicazione dell’origine è obbligatoria solo per i prodotti Dop, come il prosciutto di Parma, mentre non c’è nessun obbligo per gli altri prodotti derivati dal maiale.
Succede quindi che sugli scaffali dei negozi italiani ben due prosciutti su tre provengano da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Francia, Germania e Spagna senza che questo venga chiaramente indicato in etichetta, anzi, l’uso di indicazioni fuorvianti come “di montagna” e “nostrano” spesso ingannano il consumatore sulla reale origine di ciò che mangia.
La mancanza di trasparenza danneggia sia i consumatori sia gli allevatori italiani che sempre più spesso chiudono le loro imprese.
Per questo, per difendere il Made in Italy, le aziende agricole ed i consumatori è indispensabile sostenere in Parlamento l’approvazione del disegno di legge sull’etichettatura obbligatoria di origine degli alimenti che al Senato è già stato ampiamente condiviso.
6 Luglio 2010
COLDIRETTI RAVENNA AL BRENNERO