Con l’Assemblea Provinciale, svoltasi il 9 giugno scorso, si era aperta la fase di mobilitazione straordinaria di Coldiretti Ravenna, conseguenza della cronica staticità dell’Assessorato regionale su troppe tematiche e problematiche di primaria importanza per il settore agricolo ed agroalimentare emiliano-romagnolo che vuole continuare ad essere leader in Italia ed in Europa, ma per farlo deve essere messo nelle condizioni di poter sviluppare il grande potenziale che ha in se.
La fase di mobilitazione è culminata questa mattina nella maxi manifestazione di denuncia messa in atto dinanzi al centro di potere istituzionale-decisionale del comparto agricolo, la terza Torre della Regione, in viale della Fiera 8, davanti agli uffici dell’assessore all’Agricoltura, Caccia e Pesca, Simona Caselli.
“Nonostante una lunga fase di concertazione da Noi cercata, voluta e proposta per il bene della nostra agricoltura – ha denunciato dal palco allestito sotto le finestre dell'Assessore il Presidente Coldiretti Ravenna Massimiliano Pederzoli - la situazione di ‘stallo istituzionale’ non accenna a sbloccarsi e visto che non c'è più tempo da perdere chiediamo all'Assessore Caselli di farsi da parte, ne va del futuro dell'agroalimentare emiliano-romagnolo”. Aggiunge in modo tagliente il Direttore Coldiretti Ravenna Walter Luchetta: “Facendo un paragone calcistico l'Emilia-Romagna è nella Champions League dell'agroalimentare europeo ed internazionale, l'Assessore Caselli ha finora dimostrato di reggere a malapena l'uscita al primo turno dall'Intertoto”.
Migliaia gli agricoltori presenti, più di 600 giunti dal Ravennate - per denunciare insieme ai colleghi l’immobilismo istituzionale dell’Assessorato all’Agricoltura, Caccia e Pesca, reo di aver abbandonato a se stesso uno dei territori chiave del patrimonio agroalimentare italiano.
Impegnati a prendersi cura e coltivare, per tutta la collettività, il 75 per cento di territorio regionale, gli imprenditori agricoli vogliono poter svolgere al meglio il loro lavoro nelle campagne e nelle aree rurali, per assicurare un territorio fruibile a tutta la società e continuare a produrre i cibi di eccellenza che hanno fatto grande l’enogastronomia regionale. Un compito, quello dei produttori agricoli, sempre più difficile perché essi si ritrovano quotidianamente a dover fare i conti con la burocrazia in eccesso che ritarda l'assegnazione dei fondi europei indispensabili allo sviluppo e alla salvaguardia delle proprie aziende, ma anche con la piaga dei danni provocati dagli animali selvatici al frutto del loro lavoro, dal mais alle pesche, dalle pere al grano, dalle pecore ai vitellini.
La burocrazia inutile – hanno denunciato gli agricoltori - sta rallentando le erogazioni di investimenti europei e imponendo adempimenti che ci costano 100 giornate di lavoro l’anno. A farne le spese è tutto il territorio regionale, con ritardi inaccettabili sulla revisione delle aree vulnerabili ai nitrati e sulle erogazioni di fondi del Piano regionale di Sviluppo rurale che interessano ambiente (lotta integrata) e giovani.
Con la riforma “Del Rio” che ha azzerato le Province diventa fondamentale accelerare i processi di semplificazione dando attuazione al principio del “silenzio assenso” previsto dall’articolo 11 della Legge Regionale 19 del 2015. Una norma che da cinque anni è rimasta disattesa per provvedimenti importanti come, tra gli altri, l’assegnazione del carburante agricolo, i risarcimenti danni animali selvatici, la qualifica di imprenditore agricolo professionale, l’iscrizione nell’elenco degli operatori agrituristici, l’autorizzazione unica ambientale per gli allevamenti, i permessi per costruire le strutture agricole.
“Semplificazione della burocrazia inutile e norme per il territorio che mettano gli imprenditori agricoli in grado di competere sia con i loro colleghi di altre regioni, sia con quelli del resto d’Europa – ha affermato il Presidente Pederzoli - sono fondamentali per la sopravvivenza delle nostre aziende. E invece, purtroppo, le lentezze e ritardi, per non dire l'immobilismo dell’assessore all’Agricoltura, caccia e Pesca, Simona Caselli, stanno aggravando sempre di più la situazione. Solo nell’ultimo periodo, ad esempio, c’è stato un lungo ritardo nell’assegnazione dei fondi del Piano regionale di Sviluppo Rurale per l'Agroambiente”.
“C’è voluto l’annuncio della volontà della nostra organizzazione di muovere i trattori per sbloccare la situazione e reperire le risorse, peraltro non totalmente – ha denunciato Pederzoli - non possiamo accettare questi ritardi in un settore che produce alimenti di eccellenza, molti dei quali competono con il resto d’Europa e con il mondo”.
C’è poi la questione della promozione delle nostre produzioni frutticole d’eccellenza, nonostante annunci su annunci da parte dell’Assessorato – più volte dichiaratosi pronto ad investire sulla valorizzazione e sulla creazione dei famosi ‘distretti produttivi’ – nulla ancora si muove e, intanto, la campagna della frutta estiva è già entrata nel vivo.
Per non parlare poi del problema fauna selvatica: oltre 2,3 milioni di euro i danni riconosciuti nell’ultimo anno alle aziende agricole dell’Emilia Romagna, numero spaventoso che tuttavia non tiene conto dei danni reali, ben superiori a quelli effettivamente liquidati. Una piaga, quella dei danni a colture e allevamenti provocati dalla selvaggina, molto sentito nella provincia di Ravenna e davanti al quale gli agricoltori si sentono abbandonati a loro stessi.
Comprensibile, dunque, la rabbia espressa questa mattina da allevatori e produttori agricoli, presenti al corteo con cartelli sui quali erano scritte a chiare lettere le richieste recapitate all’assessore: ‘Basta danni da animali selvatici’, ‘I miei campi non sono la dispensa dei cinghiali’ e, ancora, ‘Assessore Caselli giù le mani dal nostro territorio’.
Esasperati e impotenti davanti alla strage quotidiana messa in atto dai selvatici – ben oltre i 3 milioni di euro i danni lordi da fauna accertati nella provincia di Ravenna negli ultimi 10 anni, 150mila quelli relativi al 2014 (ultimo dato disponibile) ai quali vanno sommati i 70mila sostenuti dagli Atc provinciali – gli imprenditori agricoli hanno alzato la voce perché a causa della nuova proposta di legge dell’assessorato regionale all’Agricoltura - che potrebbe abbassare gli indennizzi riconosciuti che già oggi non coprono tutti i danni per colture e allevamenti – la situazione rischia di peggiorare ulteriormente.
“Controllare la diffusione degli animali selvatici – ha affermato il presidente Pederzoli – è un imperativo per la tutela dell’ambiente e del territorio perché mettono a rischio anche la biodiversità, occorrono interventi di prevenzione attiva perché non è più tollerabile che un’attività d’impresa sia tenuta continuamente sotto scacco. A rischio – ha concluso – non c’è solo il reddito delle imprese agricole, ma anche la sicurezza nelle aree rurali”.
Il presidente della Regione Stefano Bonaccini, chiamato in causa da Coldiretti per i colpevoli ritardi dell’assessore all’Agricoltura Simona Caselli, è intervenuto in videoconferenza annunciando l‘intenzione di voler convocare immediatamente un tavolo di confronto sul tema dei danni da fauna selvatica e di voler confrontarsi anche con Bruxelles sulle gestione degli animali selvatici che in Italia è patrimonio indisponibile dello Stato, mentre nella maggioranza dei Paesi europei è proprietà privata degli agricoltori. Sulla burocrazia, il presidente della Regione ha ricordato che per l’applicazione del silenzio assenso è pronto a confrontarsi con i rappresentanti degli agricoltori per estendere i provvedimenti per lo snellimento della burocrazia, come chiesto da Coldiretti.
“Ci preoccupa – ha chiuso la manifestazione il presidente regionale di Coldiretti Mauro Tonello – che la Regione abbia deciso solo all’ultima ora di reperire risorse sull’agroambiente e di prendere alcuni provvedimenti sulla burocrazia, che attendevamo da anni. Accogliamo con soddisfazione le promesse fatte dal presidente Bonaccini, e per questo terremo monitorate le decisioni della Regione, affinché gli impegni presi davanti alla piazza gremita si trasformino in azioni. Solo i fatti potranno dare soddisfazione a Coldiretti e ai suoi associati”.






