Cosa resta nelle tasche dei produttori di pesche della provincia di Ravenna dopo la pesante ‘tara’ mascherata da crisi applicata da distributori e Grande Distribuzione?
E’ presto detto: fatto 100 ciò che spende il consumatore non più del 15-16%. Davanti a prezzi riconosciuti alle imprese cinque volte più bassi di quelli di una tazzina di caffè, il Presidente di Coldiretti Ravenna, Massimiliano Pederzoli, ha voluto vederci chiaro.
E’ bastato effettuare una puntuale verifica dei prezzi allo scaffale applicati su pesche e nettarine nei principali supermercati della provincia per venire a capo dell’inghippo.
Ecco, allora, che Pederzoli punta il dito verso quella parte della filiera che sta al di fuori delle aziende agricole, che ha avuto vita facile nello strumentalizzare a dovere condizioni di mercato già di per sé sfavorevoli. “Nonostante condizioni meteo non favorevoli – basti pensare alle oltre 20 grandinate che hanno interessato negli ultimi mesi il nostro territorio - nonostante una stagione estiva alquanto anomala che ha causato una forte contrazione del consumo di frutta, consumo già penalizzato dalle difficoltà economiche che attanagliano le famiglie (l’ultimo dato Istat parla di un -12% nei consumi di frutta e verdura) – noi produttori non abbiamo nessuna intenzione di arrenderci e continueremo a proporre provvedimenti ed azioni ed a promuovere le nostre produzioni di qualità.
Peccato, però – attacca Pederzoli – che qualcuno, trovando terreno fertile, abbia volutamente soffiato sul vento negativo che spirava da settimane, provocando e cavalcando una crisi dei prezzi che non c’era, ma che, appunto, è stata concretamente indotta per speculare a dovere sulla pelle degli agricoltori. Detto questo, prosegue il Presidente, è anche vero che i nostri produttori pagano errori strutturali, non essendo stata realizzata in questi anni una seria riconversione varietale, indispensabile a fronte della riduzione di circa il 35/40% delle superfici investite a frutteto a Ravenna rispetto a 10 anni fa”.
Piuttosto che piangersi addosso e gridare al vento continuando a parlare di crisi – atteggiamento che può solamente deprimere ulteriormente il mercato, Coldiretti ha scelto la strada della concretezza presentando a Regione e Governo tutta una serie di azioni sindacali urgenti e non più rinviabili, che si affiancano alla campagna promozionale ‘Pesca d’Amare’. rappresentano una beffa non solo per chi produce ma anche per chi consuma, che si trova spesso a pagare un prezzo decuplicato”. Pesche e nettarine vengono pagate meno di quattordici anni fa. Nella campagna del lontano 2001, primo anno di applicazione dell’Euro, l’Osservatorio Agroalimentare di Regione e Unioncamere dell’Emilia Romagna avevano rilevato un prezzo medio di 40 centesimi al chilo, il doppio dei 20 centesimi che i produttori ottengono oggi. “Si tratta di un prezzo – rileva Pederzoli – scandaloso se paragonato ai prezzi di alcuni prodotti di uso corrente: ci vogliono 5,5 Kg di pesche per una tazzina di caffè, 20 Kg per un bitter, 49 Kg per una crema abbronzante”.
15 Luglio 2014
Pesche e nettarine: l’indagine sui prezzi al consumo svela chi c’è dietro le quinte di una crisi indotta a tavolino